Buffon: "La Juve, calciopoli, la Serie B, Conte e il calciatore che mi ha emozionato come pochi"
"L'estate del 2006 per me è stata un'umiliazione, essere chiamato in causa, essere chiamato in discussione", il ricordo dell'ex portiere.

Gigi Buffon è stato protagonista di una lunga chiacchierata su Juventibus. Ecco alcuni passaggi: "Essere Juventus significa fare parte e rappresentare la parte più numerosa del popolo italiano, significa avere delle responsabilità superiori alla media. Le prime persone a cui devi rendere conto sono i datori di lavoro, la proprietà, ma immediatamente dopo ci sono i tifosi e la gente".
Ed ha aggiunto: "Tantissime scelte che ho fatto sono state viziate fortunatamente dal mio trasporto dal rappresentare non solo una squadra ma un popolo. Essere Juve significa rappresentare una delle famiglie che hanno condizionato non solo nel calcio, l’industria italiana. Comportarsi in un certo modo e tramite il lavoro essere d’esempio. Tante cose molto sofisticate, se qualcuno te le spiega è importante. Questo fece Lippi, mi disse: “Verrai alla Juve, al primo errore sarai massacrato, non ti preoccupare è il percorso”. Diventa fondamentale la credibilità della persona con cui parli, come Lippi ce n’erano pochi".
Sulla Serie B: "Molto speciale e bella, uno dei motivi che mi han fatto fare una scelta che ha condizionato la mia carriera. Avevo 28 anni era il periodo migliore per un portiere professionista, l'ho fatto perché sena pensarci tanto sentivo fosse la scelta giusta e che guardandomi allo specchio mi sarei rispettato. Avevo capito che la Juve aveva bisogno e per me è stato un piacere. A Secco dissi, se volete rimango e mi potete togliere il 15% dello stipendio. Si doveva sgombrare il campo da equivoci, mi tolgo i soldi a me non frega nulla, lo faccio per la gente, perché credo sia giusto. Vi dimostro con i fatti che la riconoscenza c'è".
Su Calciopoli: "Mi sono sempre concentrato su quello che ha detto il campo, il fatto che quei campionati che sono stati oggetto di discussione li ho vissuti come protagonista e con i miei compagni come squadra da battere. Ho ancora quelle medaglie, io ci sorrido sopra, io so quello che è successo in campo e chi ha meritato ed è stato più bravo".
Sull'estate del 2006: "Per me è stata un'umiliazione, essere chiamato in causa, essere chiamato in discussione. Si può dire di tutto di me, ogni tanto faccio cose non ordinarie, ma su alcune cose non toccatemi perché toccate quello sbagliato. Quei fatti lì mi fecero male, mi sono sentito umiliato e strumentalizzato da una giustizia che non voleva fare giustizia ma solo infangare gratuitamente".
Su Tevez: "Mi ha emozionato come pochi, non c'entra essere dei bravi giocatori o dei campioni, c'entra quanto tu incidi nella squadra e tu lo fai con comportamenti, contano cose che non si vedono. Faceva una rincorsa che poteva sembrare stupida ma per i compagni era un segnale, una scossa che galvanizzava tutti".
Sull'allenatore del cuore: "Tendi a preferire quelli con cui hai vinto ovviamente. Conte per me è qualcosa di speciale, prima il mio capitano alla Juve e poi allenatore. La persona che ha saputo rinfrescare in me cosa significasse rappresentare la Juve una cosa anche avevamo perso e il suo arrivo ha significato questo. Mi ha fatto tornare cattiveria e voglia di primeggiare che si era fermato. Ti spinge fino al limite, limite che non pensavi di avere. Grazie a lui, ha dato senso alla mia scelta di restare alla Juve in Serie B. Nella mia testa c'era di rivincere almeno uno scudetto. Poi c'è Lippi, oltre la Juve abbiamo condiviso l'esperienza più importante per un giocatore che è la vittoria di un Mondiale".





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